Buon compleanno

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Da qualche tempo è in voga un’usanza che sconoscevo, che adesso mi appare stupida e che mi ha causato una gran figura di merda.
Sto parlando dei regali di compleanno aperti tutti insieme con pubblico plaudente e spargimento di battute idiote.
Qualche anno fa fui invitato da una donna con la quale era appena finita una storia, al suo compleanno in un locale dotato di “apericena”.
Presi questo gesto come un segnale di riapertura nei miei confronti. Pensai che la cosa migliore per riavviare una relazione fosse un regalo particolare, qualcosa che richiamasse la nostra intesa intima, conosciuta solo a noi.
Ricordo che non mi capacitavo del perché F. non portasse mai biancheria intima concordata, per quale motivo il reggiseno facesse a pugni con le mutandine, sempre di colore e marche diverse.
Mi feci il giro dei migliori negozi di intimo della città, ogni volta cercando di descrivere al meglio il corpo di F. alle divertite commesse.
– Com’è questa sua amica, signore? Ha il fisico come il mio?
– No, è meno magra. Forse un po’ più alta.
– Come questa signora che è appena entrata?
– Ma noooo! È molto più carina. Non ha i fianchi così grossi e ha le tette più grosse!
– Ma come si permette? Villano!

Ogni volta venivo cacciato dal negozio, e alla visita a quello successivo dagli sguardi diffidenti immaginavo che avessero segnalato la mia foto a tutti gli esercizi commerciali di intimo della città.
Alla fine ci riuscii, comprai due completini di misure diverse e misi insieme sopra e sotto.
F. era forte di petto e magra di sotto, il sogno di tutti gli uomini, esclusi i produttori di biancheria intima.
Mi presentai al compleanno pulito ed eccitato.
F. mi abbracciò affettuosa, mi prese il pacchetto regalo e lo mise in un angolo con tutti gli altri.
Per fortuna avevo inserito un biglietto di auguri particolare, altrimenti, pensai, come avrebbe ricostruito l’autore del regalo?
La prima sorpresa della serata fu la presentazione del suo nuovo fidanzato, un avvocato calvo e diversamente alto.
La serata cominciava a mettersi male.
Dopo qualche wodka lemon e degli insulsi tramezzini, si passò a un rituale a me sconosciuto: l’apertura dei regali tutti insieme.
Sentii un sudore freddo scendermi dietro il collo.
Cominciai a indietreggiare elegantemente, verso l’uscita.
F. prendeva un regalo a caso, leggeva il biglietto, lo apriva tra gli “ohhhhh” degli astanti, e le battute improbabili di una specie di animatore de noantri, con macchina fotografica in prima fila.
Alla fine accadde quello che non potevo più evitare. F. prese il mio pacchettino, aprì il biglietto e lesse ad alta voce il contenuto: “Dovrò trattenermi per non strapparti anche queste. Non vedo l’ora di riprendere i nostri giochini. Ti aspetto domani.Buon compleanno. Il tuo coniglietto arrapato.”
Questo era, parola più parola meno, il contenuto.
Non lo ascoltai, ero già in macchina verso casa.

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