– Ciaooooo. Che piacere. Tu sei Marco, ti ricordi di me?
– Ma certo. Come stai?
– Ehi, sveglia!
– Che vuoi?
– C’è lavoro per te. Sbrigati. Un volto da riconoscere, cerca nell’archivio.
– Al solito siamo. Ma che fa, l’ha salutata o pensa di conoscerla?
– E che mi racconti di bello? Vedo dei tuoi successi, complimenti!
– Grazie. cosa vuoi che ti dica, in periodi crisi come questo non è semplice andare avanti. Poi non si sa mai come vestirsi…
– L’ha salutata, stanno parlando e lui non ha idea chi sia. Ci chiede aiuto, fai in fretta perché non sa che argomenti tirare fuori. Sta parlando della crisi di valori, del cambio di temperatura e delle mezze stagioni.
– Ma perché non fa una cura di fosforo? Ogni volta la stessa storia.
– Vedi almeno se c’ha avuto una storia, che quello è capace…
– No, per quello devi sentire il neurone hard. Quello ricorda tutti i culi anche solo visti per strada, figurati se dimentica una con cui ha avuto una storia!
– Allora cerca nell’archivio delle amicizie scolastiche, in quello sportivo, in quello politico sociale, però presto, che lo sento arrancare.
– E tu come te la passi? Sempre attività politica?
– Chi io? Politica? Per carità!
– Pure presto! Io ho una certa età, non c’è più ricambio di neuroni da anni, qui. Sai quant’è che faccio sto lavoro?
– Visti i tuoi ritmi, a occhio qualche millennio.
– Si, però risolvo ancora un sacco di situazioni imbarazzanti. Che ci posso fare se questo ormai ha centinaia di conoscenti? E poi la gente non si può presentare, come si faceva una volta?
– È tanto che non vedo tua sorella. Sta bene?
– Ma io non ho sorelle.
– Ah, scusa. Non faceva nuoto con te?
– Io non so nuotare. Te lo sei dimenticato?
– Presto! Ha già fatto due gaffe. Le ha chiesto di sua sorella e quella non ne ha, e se n’è uscito con una cosa sul nuoto e questa non sa manco galleggiare. Annaspa.
– Lei?
– No, lui.
– Aspetta, dal confronto del viso sono uscite trentasei donne che potrebbero essere questa. Cerca di mandarmi qualche altro dato, il fatto che non sa nuotare ha ridotto già a diciannove.
– Ti mando qualche immagine del sorriso. Ecco.
– Ma questo è palesemente un sorriso finto. L’archivio lo sai che respinge i sorrisi finti. Mi puoi mandare un primo piano delle tette, che lo giro al neurone hard?
– Che fai, mi guardi le tette?
– Figurati, stavo ammirando il vestito.
– No, niente, nemmeno le tette richiamano qualcosa. Siamo messi male. Ma ammettere la sconfitta e chiedere chi cazzo è, pare brutto?
– Si, ormai abbiamo superato di due minuti di conversazione, non si può. Vedi di darmi qualche indizio e io glielo giro.
– Ok. Potrebbe essere una ballerina di tango, la fidanzata di un ex collega, tale Mauro, una tizia conosciuta al funerale della nonna di Giulia, una ex di ventidue anni fa, e una giornalista precaria tifosa della Juve di Palermando, un blog che non legge nessuno. Dev’essere per forza una di queste.
– Io provo a inoltrare, non abbiamo molto tempo!
– Ma con Mauro sei rimasta in buoni rapporti? Io Giulia la sento ogni tanto, ci vogliamo comunque un gran bene.
– Mauro chi? Giulia? Forse parli di Giulia Longoni, la parrucchiera?
– No, Giulia, quella che fa tango, come te.
– Io veramente faccio salsa.
– E tifi sempre per la Juve? Quest’anno non avete dove andare, lo sai!
– Mai seguito il calcio. Ti trovo strano, Marco. Non è che mi confondi con qualcun’altra?
– Ragazzi, lo sta sputtanando. Non ne abbiamo azzeccata una, la figura di merda è in agguato.
– Proviamo a coinvolgere il neurone sparigliatore.
– No, quello no.
– Ma sì, è l’unica. Gli fa una specie di supercazzola e funziona sempre, credimi!
– Comunque l’ultimo di Sorrentino l’ho trovato apocalittico, non pensi? A volte richiama certa pittura espressionista, però senza l’aggressività ostentata tipica della scuola danese. Sei d’accordo?
– Ma, veramente io…
– Senti, lasciami il tuo numero, che ho resettato il flight con il download dell’hard disk di settore del mio smartphone, così magari ti faccio un wattsapp e ci messaggiamo via messenger, che ne dici? Se ti va ti porto a vedere la migrazione del falco pellegrino nel giorno del solstizio d’inverno, è spettacolare.
– Ok, con piacere.
– Ciao allora. E grazie. sono contento ti sia piaciuto il mio libro.
– Sempre a guardare sotto il viso tu, però, eh?
– Ma che hai fatto? Così non sapremo mai chi era.
– Ormai non c’era speranza. Lo sparigliamento ha funzionato.
– E lo hai messo a guardare le tette fino alla fine.
– Macchè, è stato il neurone hard. Non si stanca quasi mai quello.
– Vabbè, io vado a dormire. Speriamo non ci sia altro lavoro per oggi.
– No, oggi no, ma giovedì c’è un’altra presentazione. Allertiamo rinforzi, prevedo super lavoro.